“Panem et circenses”

Lo sport nasce con l’uomo… praticamente!

Dalla comparsa dell’uomo sulla terra sono infatti note forme di attività ludico-competitive, simili a sport, che hanno da sempre accompagnato la vita degli essere umani.

Con il passare degli anni queste attività hanno seguito la stessa evoluzione della specie umana. Pertanto, con l’avanzare delle abilità fisico-cognitive e delle condizioni socio-economiche sono avanzate anche le pratiche e le competizioni sportive.

Quelle a noi più note, o che riconosciamo come a noi più vicine, sono sicuramente le Olimpiadi dell’Antica Grecia ed i giochi dell’Impero Romano.

Proprio nell’età Romana, le attività ludico-competitive erano di vitale importanza e servivano anche come strumento di distrazione di massa per quella parte di popolazione estremamente disagiata ed incline a rivolte popolari; da cui il famoso detto “panem et circenses” con il quale si indicavano gli elementi necessari per guadagnarsi il favore delle masse e governare l’Impero.

All’epoca, così come oggi, i protagonisti dei giochi erano spesso lautamente remunerati e per questo diventavano delle vere e proprie star dagli ingaggi milionari e dalla fama mondiale.

Questo tipo di approccio si è mantenuto anche nelle epoche successive ed è arrivato fino ai giorni nostri.

Oggi, però, lo sport è diventato un modello di business per la società produttiva. Esso, infatti, viene trattato come una vera e propria industria nei Paesi in cui si diffonde, in quanto partecipa in misura considerevole alla costruzione del PIL nazionale.

A tal riguardo, le differenze socio-culturali tra i popoli hanno favorito lo sviluppo e la diffusione di differenti pratiche sportive nelle diverse aree geografiche del Mondo: che sono poi divenute simbolo ed identità degli Stati in cui hanno avuto maggiore espansione e vengono considerate pertanto come lo sport nazionale.

Nel caso dell’Italia: il calcio!

Come ogni altra industria, anche lo sport si lamenta contro lo Stato di appartenenza per le azioni che si ripercuotono contro il proprio settore. La cosa che però ci fa riflettere è la differenza di atteggiamento da parte dello Stato nei confronti dello sport.

Un lassismo totale!

Dalla tassazione agli stop… ogni volta che lo Stato vuole intervenire in materia sportiva iniziano delle aspre ed incessanti polemiche con cui si criticano le azioni intraprese, portando spesso lo Stato a desistere.

Talvolta queste polemiche sono così fuori da ogni logica che rasentano l’assurdo…!

Può infatti un settore ad altissimo rischio di trasmissione pretendere a tutti i costi la ripresa della propria attività in una fase pandemica acuta? Può un settore lamentarsi delle perdite o delle variazioni di tassazioni quando sono elargiti compensi milionari? Può un settore beneficiare del plauso dei più anche quando non c’è niente di cui plaudire?

In effetti, è difficile cogliere o quantificare il valore aggiunto che un singolo sport può apportare ad un’intera popolazione che ormai, totalmente anestetizzata, assiste attonita e felice ad un effimero spettacolo, tralasciando la profonda drammaticità della realtà che la circonda.

E quindi come all’epoca, così oggi…! Lo Stato opera… e la popolazione resta a guardare… (i giochi)…!

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