Tensioni da Pandemia: l’Unione Europea

Dopo la “Seconda Guerra Mondiale”, si è manifestata una generale tendenza ad istituire Organismi Internazionali che avessero l’obiettivo di mantenere l’equilibro mondiale e scongiurare nuove guerre dall’esito incerto (ma certamente nefasto) per l’intera umanità!

Quest’obiettivo viene oggi perseguito da quasi tutti gli Stati, in particolar modo da quelli Occidentali.

Pertanto, a partire da quegli anni, la gran parte degli Stati ha mirato a gestire le relazioni internazionali con maggiore ragionevolezza e propensione all’accordo (ove possibile), cercando di evitare qualsiasi forma di conflitto armato che potesse degenerare in una guerra totale dall’esito incerto e tutt’altro che scontato.

Ciò nonostante, le crisi tra gli Stati ci sono state, ci sono tuttora e probabilmente ci saranno anche in futuro, ma tutto sommato le cose si risolvono (quasi sempre) per il meglio così da preservare quel tanto agognato e prezioso “status quo” raggiunto fino ad oggi.

Le crisi accadono perché la diversità economica, culturale, di lingua, di religione e di approccio allo sviluppo rende il Mondo una comunità eterogenea che cerca però di condividere idee comuni con lo scopo di creare benessere e prosperità per i popoli e per le generazioni future in ogni singolo Stato.

Proprio questo può generare contrapposizioni o fratture!

Tuttavia, diminuisce sempre più la possibilità di assistere a profonde crisi internazionali che possano causare la rottura degli equilibri raggiunti o addirittura guerre totali, portando ad una vera e propria separazione tra gli Stati o dagli Organismi Internazionali attraverso cui questi equilibri sono mantenuti.

Uno dei casi in cui questo sta accadendo è proprio la difficile condizione pandemica che stiamo vivendo.

Questo perché nelle situazioni di estremo pericolo (che minacciano la vita umana) ogni Stato tende a tutelare la propria popolazione, affermando quindi un principio di indipendenza e di unilateralità che mina le basi degli sforzi compiuti nel creare Organismi Internazionali che avessero il compito di gestire al meglio queste nefaste contingenze internazionali, come ad esempio: l’Unione Europea.

Il blocco dei voli, la chiusura delle frontiere, la limitazione agli spostamenti, la riduzione delle importazioni e tutte quelle altre azioni restrittive (a cui abbiamo assistito durante il primo periodo della fase pandemica) sono state quasi tutte attuate unilateralmente da ogni singolo Stato; senza quindi nessun tipo d’interazione o piano d’intervento comune coordinato con gli altri Stati e senza alcun tipo di accordo scaturito da Organismi Internazionali come l’Unione Europea, ma agendo soltanto a difesa del proprio popolo e della propria nazione.

Quando poi il problema colpisce più Stati la situazione può anche peggiorare!

Divergenze continue sulle azioni da intraprendere, sui tempi necessari, sui fondi da utilizzare e sugli altri piani da attuare fanno sì che alla fine ogni Stato agisca in maniera indipendente.

In poche parole: ogni Stato fa come vuole!

Allora, se ogni Stato fa come vuole o come meglio crede per il benessere e la prosperità del proprio popolo, una domanda sorge spontanea e cioè: che senso hanno le Istituzioni, gli Enti e le Organizzazioni Internazionali…?

Che senso ha l’Unione Europea…?

Sono proprio queste difficili contingenze internazionali che dovrebbero far emergere tutta la forza, la capacità e la volontà di questa Organizzazione affinché le cose possano risolversi per il meglio per l’intera popolazione Europea e non solo per il singolo Stato.

Invece, proprio in questa difficile contingenza internazionale, ci siamo resi conto che l’Unione Europea si è dimostrata debole e frammentata nel risolvere problematiche comuni di gravità enormi. Ogni Stato ha fatto il proprio interesse… e questo non è lo spirito con il quale l’Europa è stata fondata.

Pertanto, quando prima o poi questa calamità farà parte del passato, bisognerà ripensare ai valori ed allo spirito con cui l’Unione Europea è stata fondata, in modo da affrontare eventuali prossime calamità con maggiore efficacia e collettività; perché se questa volta l’Europa è riuscita per un soffio a superare il baratro, la prossima volta potremmo non avere più un’Europa di cui discutere!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *